Uno degli impegni di Smallfamilies è raccogliere storie, testimonianze di persone ordinariamente straordinarie. Lo facciamo nel nostro sito, lo facciamo con i libri della collana smALLbooks. Ci sentiamo quindi in grande sintonia con gli intenti del Teatro Verdi di Milano la cui programmazione per la stagione 2016/17 porta il titolo “occhiali da vicino”. Che ci dice subito della scelta precisa di proporre un cartellone con un focus su microstorie e microcosmi contemporanei. Sono infatti 15 spettacoli per 15 storie di “prossimità” in cui i temi delle famiglie e delle nuove genitorialità sono peraltro nodali.
Siamo andati a vedere Tropicana, lo spettacolo in scena in questi giorni, fino al 20 novembre. E vi suggeriamo di fare altrettanto, per di più ai soci Smallfamilies darà praticato lo sconto del 50 per cento sul prezzo del biglietto.
È una piccola storia di un comune abbandono (il marito-padre che se ne va di casa) detonatore di un dolore che custodisce il dramma.
Dramma che mantiene i suoi colori più crudi sebbene sia raccontato con i toni lievi, anche teneri, della commedia. E a tratti persino esilarante.
Il dolore è sia quello della moglie Lucia (Elena Callegari) che ha perso completamente il suo baricentro, sia quello della figlia Nina (Irene Lamponi) che dissimula una capacità di controllo della situazione in cui le incursioni quotidiane di Meda, cinica e triviale amica della madre (Cristina Cavalli) sono parte del finto equilibrio. Fino all’arrivo di Leo (Marco Rizzo), nuovo fidanzato di Nina, la cui presenza porta alla rottura dello schema relazionale delle tre donne e alla necessità di cercare una possibile nuova modalità. Modalità che sta nel provare a cercare una consapevolezza, a non fingere, a dirsi le cose, a dirsi che lui manca a entrambe, a dirsi che la rabbia di Dema cela una profonda solitudine.
Non c’è la morale, non c’è la soluzione, c’è soltanto il racconto di chi ha capito che è necessario accettarsi ed accettare gli altri. Racconto mai didascalico con dei tempi narrativi perfetti.
Tropicana è la canzoncina degli anni Ottanta, allora tormentone pubblicitario, che Nina sta imparando a suonare alla chitarra. La canzoncina è l’ideale controcanto, perché con la sua irritante melodia da spiaggia ci dice che c’è in atto una catastrofe, un uragano, mentre la tivù canta “bevila perché è tropicana je”.