Progetto Oltre la pandemia

Storie pandemiche di Smallfamilies: considerazioni e spunti

scritto da Laura Lombardi

Le storie raccolte per il progetto Oltre la pandemia raccontano di solitudine, di paure (Valentina con Edoardo e Carlo) di disagi, conflitti e difficoltà su varia scala, lavorative e familiari (the Green Lizard), narrano di nonni indispensabili (Franco con Emma), di problemi con la connessione internet o con la dotazione dei computer per la famiglia e di conseguenza allo smart working  (Cora con Agata), di istituzioni assenti (Ayaan con Jamia, Muna e Nadia), di stato di diritto non garantito (Enrico con Luca), di scuola che, a parte eccezioni, è stata un enorme problema più che una risorsa soprattutto per i più piccoli (Cristina con Momo), di fragilità economica e zero agevolazioni, zero welfare (Monica con Pietro).

Confermano ovvero quanto più o meno emerso dal nostro questionario.

Sono problematiche di fatto comuni a tutti i tipi di famiglia, ma certamente molto amplificate per le nostre famiglie a geometria variabile, come ci piace definirle.

Abbiamo selezionati casi emblematici: una madre vedova con due figli piccoli, una madre sola, straniera con una figlia di sei anni, residenti in un monolocale, un padre separato che è tornato a stare con i genitori anziani, una figlia i cui genitori separati sono tornati a vivere insieme nel periodo pandemico, causa forza maggiore, un padre straniero con due figlie la cui moglie è morta partorendo la terza figlia durante il lockdown, un padre che ha cresciuto il figlio da sé perché la madre se n’è andata quando il bambino era piccolo, una madre che vive con il figlio avuto da padre africano rientrato da anni al suo paese, una madre portatrice di handicap, single, con figlia a carico, un padre un tempo affidatario temporaneo che, in ragione della condizione geopolitica causata da lockdown e guerra, ha potuto riallacciare il rapporto interrotto con il figlio.

Anche in situazioni limite, anche nel disagio più totale, anche nella difficoltà oggettiva ad arrivare a sera, tutte queste persone sono state in grado di attivarsi, dare fondo a risorse, trovare soluzioni anche ingegnose, trasformare un dato negativo in una risorsa.

Ad esempio il progetto di Valentina di realizzare una rete di mamme vedove e di papà vedovi per condividere esperienze e “buone pratiche”, oppure la creatività messa in campo da Cristina che con altre mamme si è attivata durante il lockdown  per dare un’alternativa alla scuola che non c’era organizzando lezioni a distanza e laboratori divertenti, o la passione per la ginnastica della piccola Agata di sette anni, scoperta e coltivata da sola proprio nel periodo di maggior difficoltà e di  isolamento obbligato.

Lo sappiamo, accade sempre. Ed è accaduto anche in questi caso. Pagando poi però spesso un prezzo molto alto una volta esaurita l’emergenza.

Ciò che emerge è che da questi due anni molto complicati, difficili, le persone sono uscite in gran parte demotivate, frustrate, stanche. Un’eredità pesante da cui si fa molta fatica a riprendersi.

C’è però anche chi non ha perso il desiderio  di prendere la parola, di mettersi in gioco in prima persona per raccontare che cosa non funziona, per dare  suggerimenti su cosa andrebbe fatto per uscire dalla solitudine e dall’invisibilità nelle quali molti genitori soli continuano  a restare, e non per scelta.

Situazioni diversissime, connotati tra i più vari, eppure c’è un filo rosso che lega tutte le storie raccolte, una sensazione o meglio due sensazioni che tutte quante mi restituiscono, che nel mio sentire le accomunano. Così come anche tutte le altre pubblicate nel nostro sito e raccolte in questi ultimi due anni e mezzo.

La prima: se non ci fossero i nonni, se non ci fosse la famiglia, se non ci fossero gli amici o i vicini, alias risorse personali, che cosa faremmo? Ossia: lo Stato, dov’è? Dove sono le realtà del terzo settore che, a parte alcuni lungimiranti esempi, continua ad ignorare le famiglie monoparentali?

La seconda: nei primi tempi del lockdown della primavera 2020 molti hanno sperato e immaginato che tutta questa dolorosa e triste vicenda potesse avere anche un risvolto positivo, potesse prendere una piega imprevista, potesse costituire una svolta inaspettata per cambiare le carte in tavola, per rimetterci a vivere su questo pianeta in modo diverso, rispettoso, ecologico, protettivo, amicale. E invece, considerato a che punto stiamo, considerato che le guerre non cessano, anzi aumentano, considerato che la salvaguardia dell’ambiente terrestre e marino,  che la cura delle persone e delle loro fragilità sono temi che sembrano passati in secondo piano, considerato che la pandemia invece che tirare fuori il meglio di noi sembra aver  tirato fuori il peggio, ecco, sembra proprio che la pandemia sia stata una grande occasione mancata.

Queste storie ce lo raccontano senza ombra di dubbio.

E tutto questo dovrebbe farci molto riflettere.

Senza speranza, senza solidarietà, senza rispetto, non si migliora, non si cammina, non si va avanti.

E noi dobbiamo farlo. Per noi e per i nostri figli.

autore

Laura Lombardi

Scrittrice, con un passato televisivo. Coordinatrice dell’area culturale ed eventi. Madre separata di una figlia, sono curatrice, insieme con Raethia Corsini, del progetto smALLbooks. Per il sito scrivo per la sezione “Magazine” e “Diario d’Autori”. Condivido con Giuseppe Sparnacci il progetto “Riletture in chiave smallfamily”.

Sono nata nel 1962, scrivo e ho un’unica adorata figlia nata nell’anno 2000. Con Susanna Francalanci ho scritto alcuni libri per ragazzi pubblicati dall’editore Vallardi e il giallo Titoli di coda, per Eclissi editrice. Per parecchi anni ho lavorato come autrice televisiva, soprattutto in Rai, soprattutto con la vecchia RaiTre. Prima ancora c’era stato il periodo russo, quello in cui ho frequentato Mosca, l’Unione Sovietica e la lingua russa.Il canto, la ricerca attraverso il suono e la voce, il tai chi, sono gli strumenti privilegiati con cui mi oriento. Amo camminare, soprattutto nel silenzio denso di suoni dei boschi dell’Alta Valmarecchia, dove ho la fortuna di avere una casa che saltuariamente apro per ospitare incontri, corsi e altre iniziative: Croceviapieve. Vivo il progetto Smallfamilies come parte fondamentale del mio percorso evolutivo.

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