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Valori famigliari: verità o false credenze?

I valori famigliari sono verità assolute o false credenze? Con questo post iniziamo un percorso in più puntate partendo da una domanda: davvero le cose stanno come mi hanno sempre detto e insegnato in famiglia o esistono altri modi di vedere il mondo? Quesito che dovremmo porci quando pensiamo alle nostre più intime credenze e al nostro sistema valoriale, per slegarci da un incantesimo che ci imprigiona e che può essere definito come la profezia che si auto-avvera.

Nel nostro precedente appuntamento, dedicato al sistema famiglia e al genogramma, abbiano iniziato a parlare di valori famigliari: questa volta vogliamo approfondire l’argomento per capire meglio di cosa si tratti e quanto e come tali valori potrebbero condizionare in maniera silenziosa la nostra vita e le nostre relazioni.

Siamo tutti cresciuti in un universo famigliare fatto di regole più o meno esplicite e di credenze proprie del nostro sistema di appartenenza. Sono soprattutto queste ultime, le credenze, a influenzare il nostro modo di leggere e valutare alcuni temi intimi e privati, facendo sì che il confronto con il mondo esterno sia limitato o avvenga su un piano molto razionale, ma poco analitico e quasi privo di prove di realtà. Credenze e assunti vengono costruiti in famiglia attraverso regole, frasi, aforismi ma anche atteggiamenti irrazionali come risatine, occhiatacce, pacche sulle spalle, abbassamento della voce… Sono soprattutto i messaggi silenziosi, ripetuti, non strettamente verbali o celati da frasi ricorrenti a influenzarci e forgiare il nostro mondo valoriale, poiché non possiamo leggerli nell’immediato ed eventualmente metterli in discussione.

Si tratta di valori e temi, erroneamente creduti universali, che ci scivolano addosso come maglie ogni sera e ci rimangono incollati sulla pelle senza rendercene conto.

Ci riferiamo a temi intimi quali la nascita, la morte, l’educazione, il successo, il denaro, il lavoro, il sesso… In questo articolo inizieremo col guardare da vicino l’assunto che riguarda soldi e lavoro per poi passare, nei prossimi articoli, ad analizzare altri assunti. La premessa è che ciò che viene detto per il tema del denaro è applicabile a tutti gli altri temi famigliari ricorrenti.

Il tema del denaro, che apparentemente tocca unicamente il guadagno, il lavoro, la carriera e lo status sociale, plasma in realtà infiniti aspetti del nostro universo di credenze.

Partiamo dal messaggio più lineare e decifrabile: i soldi come status e il lavoro come dovere. In questo caso, assai spesso, sono le massime e i valori paterni a risuonarci dentro. Per rintracciare gli assunti sul tema dei soldi, del successo, del lavoro in senso stretto e “calvinista” allora è generalmente utile (o certamente lo era fino a qualche decennio fa) guardare al genitore di sesso maschile, agli zii, ai nonni. Tuttavia se nella vostra famiglia ci sono una madre o una nonna imprenditrici o grandi lavoratrici rifatevi anche e soprattutto a loro per indagare sul vostro rapporto con denaro e carriera.

Provate a rintracciare nella memoria se nella vostra famiglia ritornano frasi assimilabili alle seguenti: i soldi non crescono sugli alberi, prima il dovere e dopo il piacere, i soldi non cadono dal cielo, se non fai carriera non sei nessuno, non perdere tempo in sciocchezze e lavora…

In questo caso l’asserzione è che i soldi si guadagnano con il duro lavoro e sono il metro con il quale gli altri ci giudicano; viene bandita la possibilità di trovare la propria strada in base alle personali attitudini creative; la libertà di “essere” va sullo sfondo rispetto all’”avere” o viene definita proprio da quest’ultimo. Non vi è possibilità di “grilli per la testa”.

Se frasi del genere vi risuonano, se vi sembra impensabile dedicarvi alle vostre passioni trasformandole magari in fonte di (forse inferiore) guadagno, se state chiusi in ufficio 12 ore al giorno, provate a farvi questa domanda: ma davvero prima il dovere e dopo il piacere? Davvero è così? Ciò mi rende felice e mi va bene o invece posso trasformare quella passione che ho dovuto accantonare (per la musica, il canto, il bricolage…) in un nuovo lavoro? Perché no?

Il valore del denaro si può declinare anche in altre credenze, per esempio legarlo a doppio filo a un messaggio di indipendenza, non solo monetaria, ma anche affettiva.

Facciamo un esempio: devi guadagnare perché nella vita non devi dipendere da nessuno. Questa frase, che apparentemente promuove l’indipendenza economica, cela molto di più. Portiamo l’esempio ai massimi termini, immaginando che la frase venga detta da una madre a una figlia: devi guadagnare molti soldi, perché nella vita non devi dipendere da nessun uomo. Il denaro diventa in questa credenza sinonimo di indipendenza anche affettiva, fino a promuovere, in alcuni casi, la sfiducia nell’altro sesso e nei legami di coppia… Potrebbe essere bello lasciare che qualcun altro si occupi anche solo in parte degli aspetti economici della mia vita? È impensabile o invece c’è un margine? Esistono donne che lo fanno? Com’è la loro vita?

Ecco un esempio, di una serie che potrebbe essere assai più lunga, che sta all’opposto: la svalutazione del denaro come metro di vita. Frasi tipiche: i soldi non sono tutto, i soldi non danno la felicità, lavora per vivere e non per guadagnare…

Apparentemente liberatorio, un messaggio del genere porta con sé valori famigliari che incentivano il piacere di vivere, la creatività, i valori dell’espressione di sé. Tuttavia anche in questo caso si tratta di credenze. Davvero i soldi non danno la felicità? Forse aiutano a trovarla, forse a volte bisognerebbe concentrarsi di più sull’aspetto del guadagno, forse lavorare sodo porta soddisfazioni e autostima…

Quando pensiamo alle nostre più intime credenze e al nostro sistema valoriale, dovremmo farci le seguenti domande:

  • è davvero così?
  • Vale sempre questa regola?
  • Ci sono persone che hanno valori diversi dai miei e vivono bene?
  • Posso mettere in discussione i valori della mia famiglia e scoprire che vivo bene lo stesso?
  • Perché no?

Domande che ci aiuteranno a slegarci da un incantesimo che ci imprigiona e che può essere definito come la profezia che si auto-avvera. Si auto-avvera nella misura in cui diviene un vaticinio senza possibilità di appello, tale da influenzare non solo le nostre scelte ma anche la percezione che avremo della nostra vita e della felicità. Siamo padroni del nostro destino, e questo ci conforta, ma sulla base di quale modello lo stiamo costruendo e siamo capaci di costruirlo liberamente?

STRUMENTI PER L’AUTO-ANALISI

Segnate su un foglio tutti gli aforismi, le frasi, i modi di dire che sono stati usati e ripetuti costantemente in famiglia quando eravate piccoli e nel corso degli anni, quelli stessi che probabilmente voi stessi usate con i vostri figli o con i vostri più cari amici.

Es: i soldi non crescono mica sugli alberi, prima il dovere e dopo il piacere…

Questa prima scrematura potrà già aprirvi a delle piccole rivelazioni su ciò che ritenete sia il modo “giusto” per approcciare questo argomento e ciò che invece ritenete sbagliato, controproducente, negativo.

A questo punto stilate una lista di “valori positivi” e di “valori negativi” di aspetti che non sono accettabili su questo tema.

A titolo di esempio:

  • valori positivi: lavorare sodo, non sprecare denaro
  • valori negativi: essere leggeri/superficiali, spendere

Una volta stilata la lista, confrontatevi con membri della vostra famiglia e poi con persone che invece non ne fanno parte. Scoprirete così se si tratta di valori universali o, molto più probabilmente, di false credenze, schemi valoriali che benché assai diffusi non sono assiomi universali, verità assolute. Ciò vi permetterà di portare consapevolezza sulle vostre credenze, in questo caso sul denaro, e su quegli aspetti che ritenete erroneamente universali, ma che poi tanto universali e veritieri non sono. E se avete seguito fino qui, ciò significa che siamo molto più liberi di disegnare la nostra vita di quanto non pensiamo.

 

autore

Le Nuvole di Saida Corsini & Cristina Zanzi

Le Nuvole è un progetto fondato da Saida Corsini e Cristina Zanzi, counselor: la prima a formazione gestaltica, l'altra a formazione sistemica. Il progetto si occupa di counseling a mediazione teatrale e propone laboratori esperienziali di gruppo, incontri periodici – anch’essi di gruppo – su temi specifici, incontri individuali, seminari ed eventi gratuiti. Fa parte del circuito servizi convenzionati Smallfamilies®.
È attivo a Genova, Milano e nella provincia di Alessandria.

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