L’assegno di mantenimento per i figli e il loro tenore di vita è cosa ben diversa dall’assegno divorzile e il tenore di vita dell’ex del quale abbiamo già parlato quando nel maggio 2017 passò la sentenza n. 11507 con la quale la Suprema Corte ha rivoluzionato il criterio di attribuzione dell’assegno divorzile all’ ex coniuge, mettendo in soffitta il suo diritto a conservare il tenore di vita matrimoniale.
Una recente pronuncia della Corte di Cassazione del 9 febbraio 2018 n. 3922 segna invece uno spartiacque interessante tra la posizione dell’ex coniuge e quella dei figli
Subito dopo la sentenza di maggio 2017 sull’assegno di divorzio, qualcuno, in particolare i genitori che con un ragionamento fuorviante erano speranzosi di diminuire l’appannaggio mensile versato all’ex anche se per il mantenimento della prole, si è chiesto se il principio dell’autosufficienza economica, fissato per l’ex, potesse applicarsi anche all’assegno per i figli.
La Cassazione, con la sentenza del 19 febbraio 2018, ha spazzato via ogni dubbio e ribadito un principio noto: i figli hanno diritto di mantenere (se le risorse dei genitori lo permettono) il tenore di vita consentito dalle condizioni economiche dei genitori.
Per quanto riguarda la determinazione in concreto dell’assegno di mantenimento, la Corte ha precisato che non può basarsi solo sui costi necessari al mero sostentamento dei figli ma deve essere parametrata anche sulle esigenze connesse “all’aspetto abitativo, scolastico, sportivo, sanitario e sociale”.
Nel caso di specie, un padre si è visto respingere il ricorso presentato avverso la decisione della Corte di Appello di L’Aquila, che aveva determinato in euro 600 l’assegno dovuto per il mantenimento dei due figli conviventi con la madre e aveva posto interamente a suo carico il mantenimento del figlio con lui convivente.
Per la Suprema Corte il giudizio sulla congruità del contributo investe il merito e come tale va calmierato con tutto quanto sopra detto.
Per effetto della combinazione di queste regole dunque, in teoria se uno dei due genitori è ricco – o diventa ricco dopo la separazione – dovrebbe mantenere i figli a un alto livello; negli altri casi, si dovrà valutare caso per caso, magari stabilendo che ciascuno genitore mantenga il figlio senza far conto sull’aiuto dell’altro (pensiamo a ipotesi di reddito omogeneo).
Purtroppo, nella pratica non è così scontato e, di fatto, può accadere che per i ricchi la separazione a volte sia un risparmio, per gli altri un vero e proprio salasso tale, in casi sempre più frequenti, da ridurre chi deve versare l’assegno in uno stato di povertà.