Pistoia è una città di dimensioni relativamente piccole (ca. 90.000 abitanti) che da decenni rivolge un’attenzione particolare all’infanzia con i servizi di asilo nido e scuola. Nella grande Biblioteca Comunale San Giorgio è curata una “Sezione Piccoli” molto frequentata e molto attiva per iniziative.
Vi ho trovato alcuni libri rivolti a bambini con situazioni familiari “non tradizionali”, o con particolare attenzione a nuclei monogenitoriali. Su sette libri ben cinque riguardano i padri. Di seguito i titoli e brevi recensioni.
Storie di papà, Einaudi ragazzi, Torino 1999
Contiene:
- Super Papà (trad. di My Dad the Magnificent, di Kristy Parker, illustrato da Lillian Hoban, Dutton Children’s Books, USA Inc., 1987 trad. Giulio Lughi)
- Storie di cucina (trad. di Kuechengeschichten, di Kurt Baumann, illustrato da Michael Foreman, Nord-Sud Verlag, Svizzera, 1977; trad. Giulio Lughi)
Il libro unisce due storie in cui appaiono un padre e un figlio. Il protagonista bambino nella prima storia (che proviene dagli USA) racconta in prima persona gesta fantasiosamente mirabolanti di suo padre ad un amico: il lunedì il padre è domatore di leoni, il martedì fa il cowboy, il mercoledì è un grande giocatore di basket, il giovedì è un sommozzatore fra gli squali, il venerdì è esploratore al Polo Nord. All’amico invece si presenta un padre banalmente impiegato in un ufficio e il bambino deve dire la verità all’amico. Il finale racconta delle normali cose che i due fanno il sabato: fanno insieme le crespelle; il padre (tenendo sollevato il figlio) lo fa camminare, a testa all’ingiù, sul soffitto; lavano insieme la macchina, il padre mette a letto il figlio. Non viene mai menzionata o una madre, o una compagna o un compagno del padre. L’assenza dell’altro rischia di renderlo ancora più presente. Una scelta che potrebbe essere spiazzante per un bambino. Una storia insomma poco consistente. Anche le illustrazioni sono di scadente qualità.
La seconda storia viene dalla Svizzera. Anche qui c’è un padre senza retroterra relazionale con altri adulti. La storia si svolge in cucina. Il padre chiede al figlio di aiutarlo ad asciugare i piatti che lui deve lavare. Il bambino si oppone. Comincia così una serie di terribili minacce che i due si lanciano, fantasticando che succedano o all’uno all’altro. Alla fine ambedue come placati dalle rispettive minacce, lavano e asciugano i piatti insieme. Il livello delle illustrazioni è migliore, ma comunque slegato dalla storia. Come fotografie appiccicate a una parete.
Ann De Bode, Rien Broere, Papà cambia casa, (ediz. originale Belgio, 1997), trad. 2002EGA – Edizioni Gruppo Abele, Torino
Un libro concepito come un album (vecchio) di quasi fotografie, così vengono presentate le illustrazioni forzosamente infantilizzanti che accompagnano il testo. Anche la scelta del testo scritto appare come una didascalia dell’illustrazione/foto. La storia inizia con Paola, la bambina protagonista, che ha i genitori separati e deve affrontare una recita scolastica con la paura che i genitori non siano presenti. Si susseguono poi una serie di luoghi comuni sulle separazioni dei genitori come il pensare da parte della bambina che la colpa della separazione sia sua. Altra perla banalizzante è quella del padre che le porta più regali di quanto facesse prima: cosa che la bambina interpreta come il bisogno di farsi “perdonare”, mentre l’unico regalo che vorrebbe è quello di rivedere la famiglia unita come prima della separazione. A metà storia appare l’inevitabile, nuovo fidanzato della madre. Ovviamente non accettato. Paola, altra banalità, decide così di essere maleducata col nuovo arrivato. La “soluzione” viene dal padre che si dichiara contento del nuovo arrivato. E così la bambina ammette che il fidanzato della madre sta simpatico anche a lei, però: …tu sarai sempre il mio papà.
Beatrice Masini, Donata Montanari, Una vice mamma per la principessa Martina, Cartusia, Milano, 2002
La proposta editoriale è di un grande formato. I caratteri scelti sono grandi, come rivolti a lettori ancora poco esperti. I contenuti però sono abbastanza complessi e comprensibili a ragazzi di almeno 9-10. La storia è presentata come una fiaba tradizionale, con sovrani e principini. Sostanzialmente la regina-madre ha una depressione, all’inizio sembra per la partenza del re-padre che è andato in guerra. Si scoprirà poi che un cattivo consigliere la sta avvelenando: una zeppa che mi è sembrata del tutto gratuita se non per giustificare la ripresa del ruolo materno da parte della regina. Nel frattempo, tra la depressione e la poco attendibile sua soluzione, si ricorre a un affido sui generis. Infatti la madre sostitutiva va a stare nella casa-reggia dei due principini e non viceversa (come avviene sempre) del trasferimento del/dei bambino/i nella casa degli affidatari. Il pregio del libro sta nelle illustrazioni che, pur non essendo innovative sono comunque piacevoli per colori e grafica.
Margherita d’Amico, illustraz. Barbara Nascimbeni, Fra i baffi dei gatti, Mondadori ragazzi, Milano 2003
Collana I Sassolini
Nel retrocopertina viene indicato: Questo libro è adatto ai lettori di terza elementare
Un padre vedovo, una mamma morta molto presto che, al sentire fantasioso del bambino, appare nelle situazioni le più diverse. Tra le note del sassofono che il padre, musicista, suona o quando soffia il vento oppure tra i baffi del gatto. Mario, di otto anni, è un bambino tranquillo. La mancanza della madre non si fa particolarmente sentire. C’è un sostituto materno che è presente ogni volta che il padre non c’è. E’ una baby sitter indiana, della quale Mario segue anche le vicende con il fidanzato italiano poco affidabile. Il racconto si sviluppa con l’inevitabile arrivo di una fidanzata del padre che Mario non vuole in nessun modo accettare. Così l’autrice si inventa una situazione difficilmente ripetibile: una sera Mario accompagna la nuova fidanzata del padre a prendere una cosa nel suo ufficio, mentre il padre è temporaneamente assente. L’ascensore si blocca. La fidanzata ha una crisi di panico, con classica difficoltà respiratoria. E’ Mario che riesce a uscire dall’ascensore. Aver fatto, lui bambino, la parte dell’eroe lo nobilita ai suoi stessi occhi e può così “accettare” con magnitudine la nuova fidanzata.
Lo sviluppo molto schematico per un bambino che legga e che viva una situazione similare non potrebbe aiutarlo molto nello sviluppare la complessità dei sentimenti verso una memoria solamente emotiva della madre e una nuova figura.
Anche le illustrazioni sono molto semplicistiche e non riescono bene a rendere salienti i punti illustrati.
Mary Rapaccioli, Due mamme sono meglio di una, edizioni ARKA s.r.l., Milano, 2004
Una storia raccontata in prima persona da un bambino che dovrebbe avere circa sei anni. Troppo pochi per i contenuti sviluppati nel lungo racconto di quasi 90 pagine. Il retrocopertina recita Da 8 anni. Anche questi mi sembrano pochi per leggere da soli tutta la vicenda. L’impresa delle autrici è quella di rendere positivo lo sviluppo di una vicenda che potrebbe causare molta sofferenza in un bambino. Cominciando dall’assunto pregiudiziale enunciato già dal titolo Due mamme sono meglio di una. Un assunto che le autrici forzano nel racconto per dimostrarne l’attualizzazione. La trama inizia con l’abbandono del padre dal nucleo coppia-figlio, prosegue con le difficoltà materiali della madre costretta a ricorrere ai servizi sociali, con l’affidamento a una coppia estranea e l’impossibilità della madre a riprendersi il figlio, il suo allontanamento dalla città dove vive il bambino e si conclude con il definitivo affidamento del bambino alla nuova coppia. Si badi bene: non si parla mai di adozione. L’istituto dell’affidamento ad un nucleo familiare diverso da quello naturale è previsto dalla nostra legislazione per periodi di tempo brevi. Purtroppo il libro fotografa situazioni di vera adozione (perché i tempi non sono brevi ma di lunghi anni), con tutte le ambiguità che si creano soprattutto nelle relazioni affettive. Insomma un libro utile non ai bambini che vivono situazioni di affidamento ad adulti che non sono loro genitori, ma ad altri bambini che, in situazioni familiari diverse, possono conoscere che esistono anche bambini dati in affidamento ad adulti che non sono i loro genitori naturali.
David Calì, Anna Laura Cantone, Un papà su misura, ediz. ARKA, Milano, 2005
Tradotto dal francese, poco testo scritto con finesse, gradevolissima grafica in cartonato grande e carta lucida. Una bambina che parla in prima persona. Prima descrive le inusuali/normalissime doti materne: molto più alta, molto più forte a braccio di ferro, molto più bella, molto più brava a giocare a calcio-balilla, ecc. tutte doti che sono “più” in rapporto alle altre mamme. Un bello scivolone a circa metà testo, perché gli autori inseriscono un Ma gli altri bambini hanno anche un papà. io no. Si realizza, a questo punto del libro, quanto detto nella didascalia di retrocopertina: Un papà ci vuole nella vita di una bambina. La storia si banalizza nell’elenco dei possibili candidati adatti a una così grande madre. La bambina con la madre mette un annuncio sul giornale: Cerco papà così e cosà astenersi se privi di requisiti.Arrivano i candidati papà. Tutti vengono rifiutati fuori che l’ultimo che è gentile. La bambina alla fine è felice: perché ha un papà gentile.
Joseph Jacquet, Dupuy-Berberian, I papà bis, La Margherita edizioni (Via Milano, 73/75, 20010 Cornaredo, MI), 2013(trad. dal francese ed. Albin Michel Jeunesse, Paris, 2011)
Di tutti i libri esaminati, l’unico che meno sembra obbedire a una tesi. Anche in questo però “scappano” preconcetti: i bambini che fanno capricci perché i genitori si sono separati; i papà e i papà bis fanno a gara a fare più regali ai bambini, mentre le mamme e le mamme bis fanno a gara a fare più coccole. Nell’insieme però c’è una scrittura libera, un racconto dei dati di fatto. La scrittura è veloce, non invasiva della pagina, dove lo spazio maggiore è dato alle illustrazioni. Queste ultime piacevoli ma certo non esaltanti. La storia è narrata da una bambina che vive con la madre e il fratellino dopo la separazione dei genitori. Arriva il nuovo convivente. Divertente perché fa lunghe liste di tutto (della spesa, dei regali da fare, delle frasi dette dai bambini, di destinazione delle vacanze …), perché gioca con i bambini. E c’è un’annotazione fondamentale: non sempre le cose vanno così bene!