Quando la vita a due basta sottoindende qualcosa che tutti agogniamo: l’equilibrio. Ed è proprio l’equilibrio famigliare, tema molto importante, che vorremmo esplorare in questo articolo.
Quando parliamo di equilibrio famigliare ci riferiamo a un insieme complesso di ruoli e caratteristiche di ciascun componente che permetta al gruppo di bilanciarsi.
Un equilibrio che non è banale: è il risultato di sconvolgimenti, drammi, movimenti e cambiamenti portati avanti da ciascuno dei componenti per crescere, evolvere pur rimanendo sempre parte del sistema famiglia.
Ma essere in equilibrio è sempre un bene? È efficace o rappresenta una strategia di sopravvivenza e un rifugio caldo?
Questa è la domanda che poniamo in questo articolo, concentrandoci principalmente sulle famiglie monogenitoriali, al cui interno i legami tra i componenti appaiono particolarmente forti, saldi e identificativi, soprattutto in relazione con la famiglia allargata (nonni, zii, genitori…).
Essere madre/padre single è sicuramente una condizione particolare, che definisce completamente rispetto all’ambiente e alla famiglia di origine: il ruolo di genitore sembra esploso all’ennesima potenza, perché caricato sia di responsabilità e doveri concreti sia di un doppio fardello emotivo.
Essere parte di una famiglia monogenitoriale è sicuramente una scelta coraggiosa e difficile, ma anche totalizzante.
Nel parlare di se stesse le mamme e i papà single stentano a trovare una dimensione individuale e tendono a riferirsi come una cosa unica con i figli, in particolare in età pre-scolare.
Questo approccio mette in luce da un lato l’importanza della relazione e il senso di appartenenza, dall’altro la necessità di sentirsi un tutt’uno, un nido protetto e caldo.
È un modo di raccontarsi certamente comprensibile alla luce delle difficoltà di crescere un bambino, ma può portare a un empasse a due che ostacola il cambiamento e l’ingresso di nuove importanti figure nella famiglia, spesso desiderate a livello razionale.
Nel day by day, mamme e papà single sono così presi nel proprio difficile ruolo che raramente cercano e trovano il tempo per aprirsi al mondo: la difficoltà di gestione quotidiane e il conciliare lavoro/famiglia, il senso di colpa nei confronti dei figli per i quali si sentono sempre poco presenti, ma anche il grande appagamento per gli splendidi risultati relazionali e l’iniezione di autostima, li ferma in una situazione di equilibrio che può non essere del tutto appagante.
La doppia dimensione di fatica e risultato tende a mitizzare il ruolo, anche nei confronti di parenti e amici, bloccando i genitori single in una situazione di parziale chiusura.
Un aiuto come sempre può arrivare dalla consapevolezza e dall’ascolto di sé.
Se ci si sente costretti dentro un mondo costruito intorno al proprio bimbo o, ancor peggio, in un cliché, è importante fermarsi e farsi delle domande…
Cosa succederebbe se prendessi un po’ di tempo per me? Chi potrebbe essermi di aiuto?
Tornare a se stessi senza paura e senza sensi di colpa permetterà di spezzare le catene di un’abitudine ormai consolidata e riportare l’attenzione a sé e all’esplorazione dei propri desideri più intimi.
Se la definizione “padre/madre di…” è l’unica definizione che ci diamo, se la voglia di famiglia non si ferma a due componenti, allora è importante ritrovare lo slancio e tornare a essere donne e uomini oltre che genitori.
Il mondo fuori esiste e spesso amici, parenti e genitori potranno dare una mano concreta o emotiva, per permettere di inserire all’interno dell’equilibrio famigliare qualche momento di peccaminosa solitudine o di divertimento sfrenato, di cui ogni essere umano, anche un valoroso genitore single, ha bisogno.
Immagini tratte da: Cowabunga; Sonic disc