Le nuvole sono le persone che quando non ci sono più se ne vanno in cielo, risponde Minù quando Mimì le chiede che cosa sono le nuvole. È un passaggio del libro Clouds-Nuvole che Eloisa Guarracino ha scritto insieme con Daniela Spoto che firma le illustrazioni.
Il libro prova a rispondere alla domanda: a che età si può cominciare a parlare ai bambini della morte? Ma vanno oltre perché poi, è davvero così importante che se ne parli? Le autrici compiono un salto vero e proprio, in cui al centro non vi è più un’immagine, una credenza, o una teoria, secondo la quale sia giusto o meno parlarne, o se esista un modo migliore di un altro per farlo.
Le autrici fanno di più, mostrano al lettore che sì, non solo è giusto parlare della morte ai bambini, ma è anche possibile farlo in una modalità leggera, priva di pre-concezioni e pre-giudizi.
La morte accompagna l’esistenza di ciascuno di noi, camminando fianco a fianco con gli eventi della vita. Come con la nostra ombra, non ne siamo consapevoli mai fino in fondo, se non in occasione di eventi critici, dinanzi ai quali non possiamo più chiudere gli occhi. La morte, in realtà, ci affianca in ogni azione che compiamo, in ogni scelta che più o meno difficilmente mettiamo in atto, in quanto definisce ciò che siamo e lascia fuori ciò che “sarebbe potuto essere, ma non sarà”.
Essere consapevoli di questo elemento così imprescindibilmente legato alla vita, può essere sin da bambini utile per proteggere la persona dall’angoscia di non essere capaci, di perdere tutto e dal bisogno di oltrepassare a tutti i costi i limiti, per non farsi sopraffare dagli altri e dagli eventi della vita.
Essere consapevoli della morte, significa essere consapevoli della propria identità, esito della trasmissione ereditaria lasciata da chi non c’è più. Significa sapere che siamo elementi di un ciclo più ampio, di un universo di affetti, oggetti e persone che hanno attraversato la nostra vita concretamente, ma anche solo emotivamente e affettivamente. In maniera trascendentale.
Riconoscersi nello zio, nel nonno, riconoscere l’altro nell’amico che non c’è più, sono esperienze vitali, di nutrimento. Che permettono sempre nuove esperienze e soprattutto di elaborare le assenze e le mancanze.
La morte, dunque, come la vita è un processo trasformativo. Giorno dopo giorno cambiamo la percezione che abbiamo di essa, a seconda degli eventi, degli incontri, delle scelte che facciamo.
Leggerezza, trasformazione e immaterialità che si concretizza sono ben espresse dalle due autrici, attraverso il ricorso alle “nuvole”. Cosa c’è di più potente, evocativo e trasformativo dell’osservare con la testa all’insù le infinite forme che assumono le nuvole nel cielo?
Le due autrici, così facendo accompagnano il lettore all’interno di quello che è il vero e proprio processo creativo, necessario all’elaborazione del lutto. Raccontando una storia, aiutano il piccolo o grande lettore a dare valenza potenzialmente terapeutica alla propria elaborazione, al proprio modo di vedere le cose.
Perché se un libro, di per sé non può curare, sicuramente può aprire spazi di pensiero, di elaborazione e, perché no, di cambiamento.
Una nota a margine riguarda il testo e le illustrazioni. Chi si occupa di letteratura per l’infanzia e, in particolar modo, come nel mio caso, di “accessibilità” dei contenuti a tutti i bambini, sa che per “raggiungere/contattare” il bambino, anche quello con più difficoltà, occorre rimanere “semplici, lineari, ma mai scontati e banali”, perché altrimenti il rischio è di annoiare, infantilizzare, reprimere le potenzialità, anziché svilupparle. Ebbene, le due autrici scelgono immagini stilizzate, immediate, prive il più possibile di elementi confondenti, ma mai troppo diretti e im-mediati. Il bambino, accompagnato da un testo semplice, ma profondo e intimo, può accedere a un piano di fantasia e quindi di elaborazione non traumatica, ma effettiva di un elemento così difficile, ma anche così importante.
Piccolo suggerimento per la lettura: meglio sarebbe, se fosse l’adulto a leggerlo ad alta voce. Non perché il bambino non possa farlo da solo, ma perché così credo debba sempre essere la lettura dei libri illustrati per l’infanzia: così come quando veniamo accompagnati dalla guida in una mostra d’arte e riusciamo, così, a comprenderne meglio e a fondo il significato, allo stesso modo, interagendo con l’adulto, anche solo con la sua voce e con la sua disponibilità a raccontare, così il bambino potrà arricchire il bagaglio di esperienze che farà attraverso il racconto.
Sfido, infine, chiunque a vedere se la lettura non finirà in questo caso con il disegnare assieme un bel cielo denso di nuvole…
Le autrici
Eloisa Guarracino è laureata in Lettere Moderne e ha conseguito un Master in Standard per l’Educazione Museale. Ha vissuto a Berlino, dove si è occupata di progettazione educativa ed editoriale in svariati contesti, collaborando, fra l’altro, con il Museum Europäischer Kulturen e la Weinmeisterhaus. Ha lavorato presso il MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo, a Roma, e per un breve periodo presso la Whitworth Art Gallery e il Manchester Museum, entrambi a Manchester. Di recente ha pubblicato per i ragazzi Bill Fontana (edizioni Piccoli MAXXI) e Clouds/Nuvole (RAUM Italic).
Daniela Spoto nasce a Nuoro nel 1986. Dopo aver studiato Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Sassari, si trasferisce a Berlino. Lavora tra la Germania e l’Italia, partecipando a numerose mostre collettive e prendendo parte a vari progetti editoriali, in cui si diverte a illustrare raccolte di poesie e albi illustrati. Dal dicembre 2016 vive a Düsseldorf.