Il 28,3% degli italiani nel 2014 è a rischio povertà o esclusione sociale. Significa che oltre un residente nel nostro Paese su quattro ha sperimentato una delle seguenti condizioni: rischio di povertà (calcolato sui redditi 2013), grave deprivazione materiale e bassa intensità di lavoro (calcolata sul numero totale di mesi lavorati dai componenti della famiglia).
È la fotografia scattata dall’Istat nel Report “Reddito e Condizioni di vita”. Diminuisce leggermente, rispetto all’anno precedente, la quota di persone in famiglie gravemente deprivate (la stima passa dal 12,3% all’11,6%), mentre aumenta la quota di chi vive in famiglie a bassa intensità lavorativa (dall’11,3% al 12,1%). Rimane invariata la stima del rischio di povertà.
Il calo della grave deprivazione è determinato dal fatto che scendono le quote di individui in famiglie che, se lo volessero, non potrebbero permettersi un pasto proteico adeguato ogni due giorni (dal 13,9% al 12,6%), una settimana di ferie all’anno lontano da casa (dal 51,0% al 49,5%) o una spesa imprevista pari a 800 euro (dal 40,2% al 38,8%). La stima della grave deprivazione diminuisce soprattutto nel Mezzogiorno, tra i single e le coppie (soprattutto se anziani) e tra le coppie con un solo figlio, anche minore.
Ancora grave è invece la condizione dei genitori soli, delle famiglie con almeno tre minori o di altra tipologia, famiglie, queste ultime, che tra il 2013 e il 2014 hanno mostrato un ulteriore deterioramento della loro condizione (dal 15,9% al 20,2%).
La stima dei redditi delle famiglie si riferisce al 2013 e mostra stabilità rispetto all’anno precedente. Le uniche informazioni disponibili sulla dinamica reddituale tra il 2013 e il 2014 sono quelle diffuse dalla contabilità nazionale e segnalano un leggero aumento in termini di ammontare e una sostanziale stabilità in termini pro-capite.
Nel 2013, si stima che la metà delle famiglie residenti in Italia abbia percepito un reddito netto non superiore a 24.310 euro l’anno (circa 2.026 euro al mese); questo valore scende a 20.188 euro nel Mezzogiorno (circa 1.682 euro mensili).
Le famiglie con tre o più percettori hanno un reddito mediano nel 2013 quasi triplo delle monoreddito (44.900 contro 16.690 euro), mentre quelle con fonte principale da lavoro dipendente dispongono di circa 10 mila euro in più di quelle che vivono prevalentemente di pensione o trasferimenti pubblici (29.527 contro 19.441 euro). Gli anziani soli hanno un reddito mediano di 14.264 euro (poco più di mille euro mensili).
Le famiglie monogenitoriali, composte in media da 2,46 componenti, presentano valori di circa 10 mila euro inferiori a quelli delle coppie con i figli: nel 2013, il 50% di queste famiglie ha avuto a disposizione meno di 24.470 euro.
Le famiglie con principale percettore donna sono costituite in maggioranza da anziane e da monogenitori e hanno un reddito mediano inferiore di circa un terzo rispetto a quello delle famiglie con a capo un uomo (18.686 euro contro 27.639 euro).
La stima del reddito comprensivo dell’affitto imputato è più elevato tra le famiglie residenti nella provincia autonoma di Bolzano, in Lombardia e in Emilia Romagna, ed è più basso in Calabria, Campania, Molise e Sicilia.
Il 20% più ricco delle famiglie residenti in Italia percepisce il 37,5% del reddito totale, mentre al 20% più povero spetta solo il 7,7%.
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