È una vera opportunità per noi dell’Associazione Italiana Professionisti Collaborativi (AIADC) poter intervenire nella bella mostra organizzata da Smallfamilies® il prossimo 19/20 marzo in Triennale a Milano, e ringraziamo di cuore tutti gli organizzatori, a partire da Gisella Bassanini, Laura Lombardi e il socio e sostenitore Johnny Dell’Orto.
Ma è stata, e confidiamo che sarà, anche un’occasione per pensare a quanta sinergia potrebbero scambiarsi due associazioni che, mi pare, si muovono in una stessa direzione volta a dare aiuto e sostegno alle persone, singole o in coppia, in difficoltà e/o che stanno trasformando le loro famiglie, comunque esse siano e dovunque vogliano andare.
Ogni piccolo o grande nucleo familiare infatti ha una propria identità, unica e differente da tutte le altre, e pertanto richiede un’attenzione particolare, soprattutto nel momento della sua trasformazione, che non può essere più omologata in categorie prestabilite né tanto meno, salvo casi difficili e direi quasi “patologici”, delegata ad un soggetto terzo che decida quello che sia meglio per quella famiglia senza avere interagito a fondo direttamente con le persone coinvolte.
E questo mettere al centro le parti, solitamente i genitori, è proprio la caratteristica dei professionisti (avvocati, esperti di relazioni, di comunicazione e finanziari) formati alla Pratica Collaborativa.
L’idea infatti che sta alla base del metodo, è quella di intervenire, con la massima delicatezza ma attenzione, in un particolare momento di conflitto della coppia, che ha interrotto, si confida solo temporaneamente, una corretta relazione e comunicazione, rispettosa e attenta anche alle esigenze dell’altro, o degli altri se ci sono figli o altre persone coinvolte.
La collana dei libri smALLbooks, curati da Raethia Corsini e Laura Lombardi, pubblicati da Cinquesensi Editore, sono per noi “collaborativi”, un’interessantissima palestra per immaginare il senso del nostro possibile intervento. Molti sono gli spunti contenuti in ciascun volume, diverso nel tema trattato ma non nella struttura, per verificare quanto un ascolto attivo, un’indagine degli interessi e dei bisogni profondi di ciascuna parte che sta nel conflitto, e magari anche, con tutte le cautele necessarie, dei ragazzi coinvolti, sia un passaggio innovativo e fondamentale per accompagnare la trasformazione di quel particolare nucleo familiare.
Il confronto poi tra i professionisti del team appositamente messo insieme partendo dalle esigenze di quel particolare caso, condiviso con le parti, con le quali si può riuscire a lavorare fino a sperimentare con loro le possibili soluzioni, transitorie e poi definitive, può essere veramente l’approccio giusto di accompagnamento al raggiungimento di soluzioni felici. Questo infatti è il traguardo, ambizioso, che ci poniamo nell’accompagnare, con il metodo collaborativo, i nostri clienti.
Se una coppia fatica a stare insieme infatti, e comunque non è più serena, ha diritto, e direi quasi il dovere, di indagare sui bisogni individuali di ciascun membro del nucleo familiare, perché affrontare una crisi può ben diventare l’occasione per rivedere le scelte fatte, esaminare gli errori, accettarli e farne buon uso, partendo e poi fermandosi a riflettere su quelle che sono le esigenze di ciascuno, ora, nel momento in cui la crisi si manifesta, e non quando, a suo tempo, sono state fatte le scelte.
Il restare aggrappati ad un passato, che c’è stato e non è più, spesso serve a poco e può fare stare male, anche se nel momento un cui si inizia ad immaginare un cambiamento ben può apparire come l’unica possibilità.
È qui che dei buoni professionisti collaborativi possono avere un ruolo fondamentale nel sostenere la persona in difficoltà, non sostituendosi a lei nelle scelte che disegneranno il suo nuovo futuro, ma aiutandola a fare chiarezza, a riprendere il timone della propria imbarcazione, momentaneamente in balia di vento e onde, fino ad accompagnarla, non senza difficoltà, impegno e fatica di tutti, fuori dalla tempesta.
Il 20 marzo proveremo a dare una dimostrazione di come si pongono i nuovi professionisti collaborativi di fronte ad un caso (vero o simulato, come preferirà chi vorrà sedersi con noi) confidando di riuscire, anche in un tempo estremamente breve, a trasmettere l’efficacia di un buon ascolto, di domande che aiutino a riflettere e magari invitino a vedere la situazione da un punto di vista diverso, per tentare di modificare la dinamica usuale dell’interrelazione e scendere in profondità, della comprensione di se stessi e dell’altro, della situazione nella sua complessità.
Sarà anche per noi un esperimento interessante che, nell’ottica che ci governa del learning by doing (ndr imparare facendo) può essere un’esperienza costruttiva per tutti, sia per chi vorrà provare a condividere il proprio conflitto e conoscere il nuovo approccio, sia per noi professionisti collaborativi che dovremo saper concentrare le nostre tecniche di lavoro, affrontare l’imprevisto, fare intendere competenza e condividere il nostro entusiasmo, tutto ciò in tempi estremamente brevi.
Insomma, una bella sfida che ci fa un enorme piacere affrontare e condividere con voi!