“Ce la faremo!” disse Emilio a suo padre spuntando dal soppalco una delle prime notti dopo il funerale. Fece anche il gesto col pollice alzato. Aveva 12 anni e una madre meravigliosa che d’ora in poi avrebbe pianto e rimpianto sempre. Giovanni era sconvolto e impaurito ma forte e determinato. Ce l’avrebbero fatta.
La prima cosa che decisero riguardò proprio la casa. Immediatamente. La camera che era stata dei genitori divenne la camera di Emilio, con un letto nuovo che si trasformava in doppio letto per ospitare nonna e amici. La cameretta che era di Emilio divenne invece la camera di Giovanni, con un nuovo letto da una piazza e mezzo. Il loro lettone da sposi fu portato nella stanza al piano di sotto che per un po’ sarebbe stata la camera di Elisa, una delle figlie di Giovanni che aveva deciso di vivere qualche tempo con loro.
Sono passati tre anni. Adesso Emilio e Giovanni abitano da soli, la stanza del piano di sotto è sempre a disposizione di ospiti amici che non mancano mai.
Ce l’hanno fatta, ce la fanno ogni giorno. Sono bravi e organizzati, pieni di amici e di voglia di stare insieme, con fatica e amore.
La loro casa è il segno di tutto questo, e noi vi vogliamo accompagnare al suo interno, come a confermare che: «quel che influisce in maniera più profonda e permanente su una persona e sul suo modo di vivere è la casa in cui abita. La casa determina giorno per giorno, ora per ora, minuto per minuto, la qualità, il colore, l’atmosfera, il ritmo della sua vita, è la cornice di ciò che una persona fa, di ciò che può fare e dei suoi rapporti con gli altri.»[1]
Iniziamo dalle piccole regole quotidiane
…e dai piccoli gesti quotidiani
Le stanze: quella di E.
..e quella di G.
[1] Leonard Woolf, a proposito di Monk’s House, la casa nel Sussex che ha diviso con sua moglie Virginia.