Quella mia e di Flavio è una storia colorata, incasinata, movimentata fatta di corse la mattina all’asilo che io poi devo prendere il treno per andare al lavoro, di una casa sgangherata sempre in disordine, ma è la nostra e ci piace così.
Una storia fatta di abbracci, di ninne nel lettone, di cene sul divano, di casa sempre aperta agli amici, di nonni speciali. E poi sì, è una storia d’amore, tanto.
La nostra vita a due è iniziata nel 2012. Flavio aveva quasi due anni e io 32. Avevamo altri programmi ma poi è andata così.
Pensavo che tutto fosse perso, che avrei condannato mio figlio ad una vita mutilata. Perché le famiglie – quelle vere – sono composte da mamma e da papà che vivono nella stessa casa, pensavo. E pensavo male.
Dopo il nostro ritorno in Italia avevamo un unico porto sicuro nel quale attraccare, ed era casa dei nonni. I miei genitori, due persone uniche e speciali. Ed io ancora non lo so cosa ho fatto per meritarmi questi due miracoli di persone. Siamo rimasti da loro per un po’. Io arrancavo in quella strada che si prospettava essere in salita, ed avevo bisogno di calore, tranquillità, sostegno e conforto. E Flavio aveva bisogno di sorrisi. Ed io almeno i primi mesi ne avevo pochi, ma la mia famiglia ne sfornava a quintali ogni giorno tutti per lui.
Ma poi le cose cambiano eh! Sì, che cambiano. Io e Flavio ci prendiamo una casetta tutta nostra. La porta si apre agli amici. Dal primo giorno che abbiamo messo piede a casa nostra, siamo sempre stati in compagnia. Serate a mangiare cene fatte all’ultimo momento, a bere bollicine ghiacciate, vino rosso e succhi di frutta. E poi giochi sul pavimento e una valanga di zie che s’innamorano di Flavio dal primo momento. E lui di loro.
Poi certo, a dirla tutta, ci sono stati (e ci saranno ancora) i momenti tosti e brutti. Quelli in cui speravo che la sera crollasse subito, perché anche io avevo bisogno di crollare. Magari in bagno a piangermi il diluvio universale e a finire il rotolo di carta igienica a forza di soffiarmi il naso e asciugarmi gli occhi. Ma del resto, questi momenti chi non li ha? Non è mica una prerogativa delle mamme single.
Adesso siamo felici. Lui lo è tanto e ha un sorriso bello bello sempre stampato su quella faccetta, due guance che sono da consumare di baci e la ‘zeppoletta’ che gli fa scappare tutte le esse.
Ma per arrivare ad oggi, così come siamo, il percorso è stato lungo e per niente facile. Il mio motto è sempre stato “Gambe in spalla e pedalare” , ma non ho mai corso da sola. Accanto a me ho avuto ed ho tante persone che mi hanno dato il cambio, quando il fiato era corto. Ed io le voglio ringraziare.
Grazie a Blondy, Lost e alla Scienziata, che mi hanno riaccolto e coccolato.
Grazie a Vane, che avrà consumato giga e giga di traffico internet per scrivermi e consolarmi.
Grazie a Ileana, Diana e Anna, tre donne complicate, diverse e fantastiche.
Grazie a MT speciale amica lontana ma tanto vicina.
Grazie a Fabi amica nuova di zecca che è come se ci fosse da sempre.
Grazie a Ri, che è entrato nella nostra vita in punta di piedi ed è fantastico con Flavio.
Una storia fatta di abbracci, di ninne nel lettone, di cene sul divano, di casa sempre aperta agli amici, di nonni speciali. E poi sì, è una storia d’amore, tanto.
La nostra vita a due è iniziata nel 2012. Flavio aveva quasi due anni e io 32. Avevamo altri programmi ma poi è andata così.
Pensavo che tutto fosse perso, che avrei condannato mio figlio ad una vita mutilata. Perché le famiglie – quelle vere – sono composte da mamma e da papà che vivono nella stessa casa, pensavo. E pensavo male.
Dopo il nostro ritorno in Italia avevamo un unico porto sicuro nel quale attraccare, ed era casa dei nonni. I miei genitori, due persone uniche e speciali. Ed io ancora non lo so cosa ho fatto per meritarmi questi due miracoli di persone. Siamo rimasti da loro per un po’. Io arrancavo in quella strada che si prospettava essere in salita, ed avevo bisogno di calore, tranquillità, sostegno e conforto. E Flavio aveva bisogno di sorrisi. Ed io almeno i primi mesi ne avevo pochi, ma la mia famiglia ne sfornava a quintali ogni giorno tutti per lui.
Ma poi le cose cambiano eh! Sì, che cambiano. Io e Flavio ci prendiamo una casetta tutta nostra. La porta si apre agli amici. Dal primo giorno che abbiamo messo piede a casa nostra, siamo sempre stati in compagnia. Serate a mangiare cene fatte all’ultimo momento, a bere bollicine ghiacciate, vino rosso e succhi di frutta. E poi giochi sul pavimento e una valanga di zie che s’innamorano di Flavio dal primo momento. E lui di loro.
Poi certo, a dirla tutta, ci sono stati (e ci saranno ancora) i momenti tosti e brutti. Quelli in cui speravo che la sera crollasse subito, perché anche io avevo bisogno di crollare. Magari in bagno a piangermi il diluvio universale e a finire il rotolo di carta igienica a forza di soffiarmi il naso e asciugarmi gli occhi. Ma del resto, questi momenti chi non li ha? Non è mica una prerogativa delle mamme single.
Adesso siamo felici. Lui lo è tanto e ha un sorriso bello bello sempre stampato su quella faccetta, due guance che sono da consumare di baci e la ‘zeppoletta’ che gli fa scappare tutte le esse.
Ma per arrivare ad oggi, così come siamo, il percorso è stato lungo e per niente facile. Il mio motto è sempre stato “Gambe in spalla e pedalare” , ma non ho mai corso da sola. Accanto a me ho avuto ed ho tante persone che mi hanno dato il cambio, quando il fiato era corto. Ed io le voglio ringraziare.
Grazie a Blondy, Lost e alla Scienziata, che mi hanno riaccolto e coccolato.
Grazie a Vane, che avrà consumato giga e giga di traffico internet per scrivermi e consolarmi.
Grazie a Ileana, Diana e Anna, tre donne complicate, diverse e fantastiche.
Grazie a MT speciale amica lontana ma tanto vicina.
Grazie a Fabi amica nuova di zecca che è come se ci fosse da sempre.
Grazie a Ri, che è entrato nella nostra vita in punta di piedi ed è fantastico con Flavio.
Insomma, la mia storia non ha nulla di speciale. Se vogliamo è anche un po’ banale, ma è la dimostrazione che la disperazione non è mai l’ultima tappa di un percorso. E’ un passaggio. Un momento. E poi basta fare come in piscina o al mare: respirare e nuotare. Respirare e nuotare, ché poi si torna a galla e giù non si torna più.