L’alienazione genitoriale non è una patologia clinicamente accertabile. Ma un insieme di comportamenti posti in essere dal genitore collocatario per emarginare e neutralizzare l’altro genitore. Così ha stabilito un recente decreto del Tribunale di Milano grazie al quale una donna è stata condannata in quanto causa principale della considerazione negativa e distorta che la figlia aveva del padre. L’incapacità della madre di trasmetterle un’immagine realistica del papà è stata valutata come la vera causa del rifiuto della figura paterna da parte della minore. La condotta della madre è stata ritenuta criminale ma non in base alla cosiddetta PAS (Parental Alienation Syndrome, in italiano sindrome da alienazione genitoriale) poiché ad oggi non esiste nessuna prova certa che sia una vera e propria malattia.
La notizia è di grande rilievo, considerato che su questo argomento è in corso da tempo un dibattito molto controverso in merito al quale consigliamo di leggere un interessante intervento di Laura Porta sul Blog Gli Intrusi – amici della Casa dei Diritti da cui, in sintesi, emerge come la diagnosi di PAS (se è possibile parlare di Pas) rischi di essere fuorviante o strumentale e possa comportare un estremo effetto paradossale soprattutto perché spesso “non tiene conto delle parole del bambino, ma solo della versione di un genitore e di un perito” così che “il bambino rischia di essere ancora più alienato dalla diagnosi stessa. Come nei casi in cui, a causa di una diagnosi di PAS evocata da parte della difesa paterna scatti l’immediato provvedimento di allontanare il bambino dalla madre, senza avere il tempo per elaborare la decisione e fare tutti i possibili accertamenti. Che effetti può avere sul minore?”
L’articolo si conclude con queste parole: “Non c’è differenza nel mare magnum della pseudoscienza costruita sui pregiudizi pericolosamente mascherati da verità scientifiche.
Il compito etico principale della psicologia e della psicoanalisi insieme alla legge consiste, invece, nell’osservare liberi da pregiudizi l’irripetibile storia di quel particolare bambino, nato e vissuto in quella particolare coppia ora disgregata, interrogandone le specificità e lasciandosi guidare dall’incontro con quella umanità, dove vi sia violenza e dove vi sia abbandono, dove c’è alienazione e dove invece no, garantendo il diritto supremo del minore a vivere liberamente e senza pressioni il suo rapporto con entrambi i genitori.”
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