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Codice rosso, un passo avanti per proteggere le donne

scritto da Lorena Croatto

Codice rosso: si chiama così il disegno di legge che è stato presentato dal governo precedente e approvato alla camera e al senato. A meno di un mese dalla sua entrata in vigore (29 agosto 2019) riassumiamo i punti fondamentali partendo da una considerazione: il mancato tempismo nell’accertamento di alcuni reati, spesso  è stato causa di morte per le vittime, nella quasi totalità donne. Il disegno di legge denominato “Codice rosso” prevede una corsia preferenziale per accelerare l’iter investigativo e quindi l’adozione di provvedimenti di protezione nei confronti delle persone lese.

La legge in dettaglio

Secondo la norma, se la polizia viene a conoscenza del reato, deve immediatamente riferirlo al Pubblico
Ministero, se vi è urgenza anche oralmente. Il pubblico ministero entro tre giorni deve sentire la persona offesa o chi ha denunciato i fatti. Precedentemente la polizia giudiziaria decideva discrezionalmente se vi fosse urgenza oppure no. Il tempo a disposizione per denunciare una violenza subita passerà dagli attuali sei mesi ad un anno. Sono stati introdotti nuovi reati, come il divieto della diffusione di immagini private sessualmente esplicite, punito con la reclusione da uno a sei anni, e il divieto di nozze forzate, ipotesi di reato presente all’interno di alcune etnie.

È stato poi introdotto un aumento delle pene per tutti i reati già previsti nell’ambito della violenza famigliare e non solo.
Il “Codice rosso” in tema di prevenzione, stanzia risorse per corsi di formazione delle forze dell’ordine e reperisce un ulteriore fondo da destinare agli orfani di femminicidio.

Un altro provvedimento previsto e utile a mio parere per contrastare il rischio di recidive, è la creazione di percorsi riabilitativi per gli autori di reati di maltrattamenti e a sfondo sessuale. La partecipazione ai progetti, determinerà l’accesso a benefici di legge altrimenti non concedibili.

La nostra valutazione

Il giudizio sul provvedimento è quindi positivo, tuttavia è indispensabile procedere stanziando fondi anche per l’ambito culturale. È necessario disinnescare automatismi sociali, che si nutrono di linguaggi violenti. Sarebbe utile, in tal senso, promuovere l’empatia nei piani d’offerta formativa nella scuola.
Dobbiamo scardinare gli stereotipi che imperversano sui social media, di cui a volte siamo
inconsapevolmente portatori. L’inasprimento delle pene rappresenta il provvedimento più semplice e
immediato, perché non prevede stanziamento in denaro, ma deve essere accompagnato da azioni concrete sul piano culturale e sociale.

autore

Lorena Croatto

Avvocato penalista in Milano faccio parte della rete dei servizi convenzionati con l’associazione Smallfamilies®. Collaboro al sito scrivendo post/risposte su questioni penali relative alle famiglie a geometria variabile.

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