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Quanto incide la povertà nelle famiglie monogenitoriali

scritto da Smallfamilies

Da oltre dieci anni Smallfamilies insiste affinché chi si occupa di welfare (il mondo della politica, le istituzioni, il terzo settore) ponga attenzione alle famiglie monogenitoriali -in costante crescita – ed in particolare rivolga lo sguardo a chi all’interno di questa variegata tipologia familiare vive in condizione di fragilità o è a rischio povertà.

Un fenomeno quest’ultimo che si è andato amplificando con la pandemia, come attesta l’ultima indagine dell’Osservatorio povertà educativa #conibambini realizzata da openpolis con l’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile.

Riportiamo qui alcuni dati rimandando all’indagine per una lettura più approfondita.

Il numero di famiglie monogenitoriali è cresciuto nell’arco degli ultimi 30 anni. Fino alla metà degli anni ’90, erano poco meno di 500mila i nuclei composti da un solo genitore e almeno un figlio sotto i 18 anni. Nell’ultima decade sono progressivamente aumentati, superando il milione nel biennio 2015-16. Nel 2021 sono arrivati a 1 milione e 62mila. Si tratta di nuclei dove il genitore di riferimento è in oltre l’80% dei casi una madre sola.  Da una stima di Istat effettuata nel 2018 sul biennio 2015-16, le madri sole rappresentavano l’86,4% dei nuclei monogenitore con figli a carico. Ovvero 893mila su 1 milione e 34mila rilevate in quell’anno. Sempre dalla stessa stima, era emerso come la maggior parte delle madri sole avesse un lavoro (63,8% dei casi), una quota in calo dopo la crisi economica a cavallo degli anni 2000 e 2010. Nel 2016 il 24,4% delle madri sole risultava inattiva e quasi il 12% era disoccupata.

Nell’11,5% le famiglie monogenitoriali affrontano una condizione di povertà assoluta.

+9,9% i nuclei monogenitoriali con almeno un minore tra 2012 e 2021.

 Quasi una famiglia monogenitoriale su 10 dichiara di non potersi permettere carne o pesce ogni 2 giorni. Una tendenza in cui le mense possono giocare un ruolo chiave. Come sottolineato a più riprese dal garante dell’infanzia nelle relazioni al parlamento, l’accesso alla refezione è uno strumento di contrasto della povertà alimentare, così come di quella educativa. Per alcuni bambini si tratta del pasto più completo e sano della giornata. Nei comuni ad alta incidenza di famiglie monogenitoriali, 1 scuola su 3 ha la mensa

Tale dinamica pone le famiglie monogenitoriali con figli a carico in una situazione spesso precaria dal punto di vista economico, come i dati più recenti sulla povertà sembrano confermare. Le famiglie monogenitoriali si trovano più spesso della media a rischio indigenza, anche alimentare, con conseguenze dirette sulla vita dei bambini.

11,5% i nuclei monogenitoriali con minori a carico in povertà assoluta nel 2021

L’incidenza della povertà minorile è cresciuta dopo l’emergenza Covid, esponendo alcune tipologie familiari più di altre. Tra queste le famiglie numerose, ma anche quelle con un solo genitore.

Già prima della pandemia, il fenomeno della povertà alimentare toccava l’apice proprio tra i nuclei monogenitoriali. Nel 2019 quasi il 13% delle famiglie con genitore singolo dichiarava di non potersi permettere un pasto proteico ogni due giorni. Negli anni successivi la rilevazione non è considerabile statisticamente significativa a causa della numerosità del campione indagato. Tuttavia indica ancora una percentuale elevata, superiore al 9% sia nel 2020 che nel 2021.

9,2% i nuclei monogenitoriali con almeno un minore che dichiarano di non potersi permettere carne o pesce ogni 2 giorni nel 2021.

 

Per approfondimenti: #conibambini

autore

Smallfamilies

"La redazione" del gruppo Smallfamilies aps

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