La Corte di Cassazione ha recentemente accolto il ricorso di Laura Massaro, annullando la decisione del Tribunale dei minori che considerandola una figura “alienante” nei confronti del figlio dodicenne, ne aveva disposto la decadenza dalla responsabilità genitoriale con conseguente allontanamento del minore e suo collocamento in comunità.
Vediamo di spiegare la “sindrome da alienazione parentale” che aveva rappresentato il principio a sostegno della decisione del tribunale dei minori successivamente cassata dalla Corte.
In psichiatria è considerata una dinamica psicologica disfunzionale, che si manifesta nei figli contesi nelle separazioni conflittuali, che porterebbe a ledere il diritto alla genitorialità di uno dei coniugi rispetto all’altro.
Nel caso di specie l’ex marito di Laura Massaro, si considerava ingiustamente leso nel suo ruolo di padre, in quanto la madre (alienante) avrebbe ostacolato il suo rapporto con il figlio (alienato).
I Giudici di cassazione hanno stabilito in primis che dovevano essere garantiti i diritti del minore, che pur essendo dodicenne non era stato ascoltato dalla autorità giudiziaria. Superando il meccanismo delle consulenze tecniche di ufficio, il cui scopo – peraltro marginale – non può sostituirsi alle legittime istanze del giovane, alle sue aspirazioni ed al suo stesso pensiero.
Inoltre, allontanare il minore dalla madre con la quale sino ad allora aveva vissuto, per collocarlo in una casa famiglia, avrebbe per la Corte rappresentato un atto di forza non conforme allo stato di diritto.
Il minore in questa sentenza, torna ad essere il protagonista di diritti e valori che vanno sempre considerati prioritari rispetto ad astratte teorie “pseudo-scientifiche” .
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